Forse mi serviva una febbre per
cominciare. Un post-febbre. Un post sul post-febbre. Quel momento
clou che si palesa tra un funereo “Lascio la mia Minnie gigante a
mia sorella, lo scrigno-scorta di medicine al mio moroso..” e un
ottimistico “Dai, oggi imparo le mosse di Work B****!!”, tra una
Tachipirina e un Fluimucil, quelle ore in cui non fai molto altro che
guardare nel vuoto avvolta in un plaid da otto euro del supermercato.
Ecco io sono esattamente in questa
fase, il limbo del quasi ex malato, e ho finalmente deciso di
scrivere. Forse l'influenza è una cattiva consigliera, ma pace. E
scrivere cosa, mica sei una giornalista? Miei pensieri, pensieri di
una neo ventiseienne che se ne sente di meno (scontato). Che sogna la
moda ma che per ora vede gli affari suoi scorrere sul tappeto a
nastro della cassa 19 (quella vicina ai frighi, e alla voce “Cassa
numero 19. Grazie”). Che sta sempre male e gli amici ormai lo sanno
che darà pacco. Che è pallida ma la terra no, non la mette. Che si
sta chiedendo perchè parla di sé in terza persona, mica sono una
cretina. No, cretina non lo sono, e vediamo se qualcuno prima o
poi sarà dello stesso mio avviso :). Sennò chissenefrega.
Ah, dimenticavo: è un po' stronza.